Vini naturali

Dare una definizione di “vini naturali” è alquanto difficile, pur essendo divenuti nel corso degli ultimi anni sempre più popolari e di tendenza, anche se in questo ambito non esiste una precisa normativa nazionale e comunitaria
Apparentemente vino naturale sembra una formula superflua, in quanto tutto il vino dovrebbe essere naturale, secondo le antiche tecniche di produzione dei vignaioli. In passato uno degli aggettivi più usati da chi voleva evidenziare questo stesso concetto era vino genuino.
Con l'avvento dell'industrializzazione, oggi la definizione vino naturale si usa per differenziarsi rispetto ad un prodotto agroindustriale di massa.
La legislazione autorizza sia in vigna che in cantina una molteplicità di interventi fisico-chimici che non sono certamente naturali: trattamenti chimici, pesticidi, concimi di sintesi, diserbanti, utilizzo di additivi e interventi tecnologici durante la vinificazione. La dicitura vino naturale rappresenta quindi un compromesso, non riconosciuto a livello legislativo, che indica un vino prodotto in modo rispettoso dell’ambiente e salutare per chi lo consuma e di conseguenza, di qualità migliore e piacevole al gusto.
I vini naturali sono sempre più diffusi sul mercato e ricercati dai consumatori, in quanto sono espressione dell'idea di un’agricoltura sostenibile, del ritorno alla natura inteso come rifiuto della viticoltura industriale, della chimica, della manipolazione del vino.
Negli ultimi decenni ci siamo talvolta dimenticati, nel fare agricoltura, che la terra è il bene più prezioso che abbiamo. Nel coltivare i vigneti, spesso si è realizzato un sistema poco attento ai terreni (diserbi, compattamenti, mancanza di rotazione, eccessi produttivi).
Oggi c'è una maggiore consapevolezza, che cerca di valorizzare il terreno come un organismo che, attraverso la buona gestione, va salvaguardato in modo da favorirne la vitalità, ossia la capacità di un utilizzo consapevole nel tempo. La bontà e salubrità dei luoghi agricoli significa creare sicurezza per gli operatori, per gli abitanti dei luoghi agricoli, alimentazione sana e non a rischio, per la conservazione della variabilità biologica dei luoghi (vegetale e animale a tutti i livelli della ‘catena’ di sistema). Le pratiche agricole più in sintonia con il buon utilizzo delle risorse sono la consociazione vegetale con specie favorevoli, il sovescio e la coltivazione periodica con attrezzatura che fendano il terreno per fare ritornare ossigeno e favorire i processi vitali.
Secondo questo pensiero, più biodiversità c’è in vigna, più le piante saranno sane e in equilibrio con l’ambiente, capaci di proteggersi da sole, di conseguenza non avranno bisogno di trattamenti e produrranno uve di qualità.Il termine naturale va quindi considerato come vino che nasce da una viticoltura che rifiuta ogni utilizzo delle sostanze chimiche di sintesi, in vigna e in cantina, utilizzando solo zolfo e rame in vigna.
Un vigneto naturale si caratterizza per la presenza di erbe spontanee, fiori, piante e arbusti. La vendemmia è di solito manuale e i grappoli vengono raccolti quando raggiungono la maturazione perfetta.In cantina la fermentazione avviene solo con lieviti indigeni. Non si fa uso di additivi o trattamenti per correggere l’aspetto, l’aroma o il gusto. L’unico additivo ammesso, in basse quantità, è l’anidride solforosa, che ha la proprietà di stabilizzare il vino.
I vini naturali non sono sottoposti ad una normativa specifica, che esiste per i vini biologici e biodinamici, ma possono derivare da diverse tipologie di agricoltura, quali: coltivazione organica, lotta integrata, lieviti indigeni, senza solfiti, agricoltura sostenibile. I produttori di vini naturali spesso recuperano e tutelano le varietà locali, valorizzando la biodiversità. A volte questi vini sono prodotti in territori meno conosciuti, ma non meno vocati.Sono sempre diversi, non omologati secondo i gusti del mercato, ma vivi, che evolvono costantemente.
I vini naturali possono quindi considerarsi come l’espressione più pura del territorio.
VINI BIOLOGICI
Oggi si registra una costante crescita dell’agricoltura biologica e dei prodotti biologici. In Italia sono più di diecimila le aziende agricole che utilizzano uve biologiche.
Per produrre un vino che unisca qualità e genuinità, realizzato nel pieno rispetto dell’ambiente, il produttore deve attenersi a specifici regolamenti e disciplinari della Comunità europea (la prima regolamentazione Cee n.2092 che li disciplina risale al 1991).
Sono biologici i prodotti per i quali, in tutte le fasi del ciclo produttivo, è escluso l’utilizzo di prodotti chimici (pesticidi e fertilizzanti) e si cerca di evitare l’utilizzo di sostanze chimiche estranee al vino o nocive alla salute dell’uomo (anidride solforosa). Le aziende agricole sono sottoposte ogni anno a rigidi controlli: così si garantisce la dicitura “Da agricoltura biologica” contenuta in etichetta.
VINI BIODINAMICI
I vini biodinamici interpretano in modo più radicale i dettami biologici, cui si aggiungono numerose prescrizioni colturali ed enologiche mutuate dall’opera di Rudolf Steiner (1861-1925).
Fondatore dell’antroposofia, Steiner è autore di una complessa teoria filosofica ed esoterica, considerata indimostrabile dalla scienza ufficiale. Un numero considerevole di vini vengono oggi ottenuti seguendo le sue indicazioni.
In conclusione, applicare un protocollo biologico o biodinamico non è sufficiente per realizzare l'idea di una produzione naturale. Molte attività devono completare questo approccio